Il monossido di carbonio ha fatto ancora delle vittime. A cosa è legata la sua pericolosità, quali sono i sintomi da intossicazione e cosa fare per non correre alcun rischio al chiuso.
Il 19 dicembre 2024, scorso una tragedia ha colpito una famiglia a Firenze, a causa di una intossicazione da monossido di carbonio che ha cagionato la morte di tre membri: una madre, un padre ed un bambino di undici anni. La sola sopravvissuta è una bambina di sei anni, che ora, fortunatamente, respira autonomamente dopo aver superato la fase acuta della sua condizione. Questo dramma ha scosso l’opinione pubblica e ha messo in luce ancora una volta i pericoli nascosti di un gas letale spesso sottovalutato. Nel corso della stagione fredda aumentano i casi potenzialmente letali di avvelenamento mortale da monossido di carbonio durante le pratiche per riscaldare gli ambienti.
Spesso si agisce sottovalutando o addirittura ignorando del tutto il pericolo. La bambina in questione è stata ricoverata presso l’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, dove ha subito un grave episodio di insufficienza multiorganica causato dalla intossicazione. Stando a quanto riferito alla stampa dal dottor Zaccaria Ricci, responsabile del servizio di anestesia e rianimazione, la piccola ha fatto significativi progressi. Dopo una lunga fase di monitoraggio, ora respira in maniera autonoma e ha le funzioni vitali sufficienti per essere senza supporto respiratorio. Ma il medico ha avvertito della necessità di un’attenta valutazione dell’impatto neurologico che l’evento ha potuto causare.
La famiglia, composta dalla madre Margarida Alcione, 46 anni, dal padre Matteo Racheli, 49 anni, e dal un bambino di undici anni, è stata trovata priva di vita nell’abitazione a San Felice a Ema. L’intossicazione da monossido di carbonio è stata fatale per loro, mentre la bimba è l’unica sopravvissuta. Il monossido di carbonio (CO) è un gas incolore e inodore, prodotto dalla combustione incompleta di sostanze contenenti carbonio.
Questo lo rende particolarmente insidioso, poiché non ci sono segnali immediati che possano avvertire le persone della sua presenza. Una volta inalato, il monossido di carbonio si lega emodinamicamente all’emoglobina nel sangue, formando carbossiemoglobina. Questo processo riduce la capacità del sangue di trasportare ossigeno, portando a condizioni gravi e, in molti casi, fatali.
I sintomi di intossicazione da monossido di carbonio possono essere confusi con quelli di altre malattie, come l’influenza. Tra i primi segnali ci sono mal di testa, vertigini, debolezza, nausea e confusione. In situazioni di esposizione prolungata, la condizione può rapidamente deteriorarsi, portando a perdita di coscienza e morte. Questo rende cruciale la consapevolezza e la prevenzione in ambienti in cui si utilizzano apparecchi a combustione.
Per prevenire incidenti fatali, è fortemente consigliato installare rilevatori di monossido di carbonio nelle abitazioni, soprattutto in presenza di stufe, camini o caldaie. Questi dispositivi possono avvisare in tempo reale della presenza di gas tossici, permettendo alle persone di evacuare prima che si verifichino danni irreversibili. Ed è importante eseguire regolarmente controlli e manutenzioni agli impianti di combustione.
Il monossido di carbonio può essere prodotto da svariati impianti di combustione, dalle caldaie ai caminetti, passando per scaldabagni, stufe sia a gas che a legna ed anche apparecchi predisposti alla cottura. Una volta immesso nell’aria, questo gas permane per un tempo medio di quattro mesi. E viene prodotto ogni volta che brucia qualcosa, dalla legna al carbone, dal pellet al gas. All’aperto non ci sono rischi, mentre la letalità da monossido di carbonio aumenta negli spazi chiusi. Oltre a quella in provincia di Firenze per il monossido, c’è stata un’altra tragedia a Natale.
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