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Shein e Temu: i resi non sempre garantiscono il rimborso completo. I dettagli

Indagine sugli ordini e sui resi dei colossi cinesi Temu e Shein, i resi non garantiscono sempre il rimborso: le nuove politiche per il 2025.

Temu e Shein, così come AliExpress, sono i colossi cinesi che hanno travolto il mercato virtuale, il cosiddetto e-commerce, generando miliardi di profitto e spedendo milioni e milioni di prodotti ogni mese. Grazie ai prezzi stracciati e a una scelta pressoché illimitata di prodotti, in ogni categoria, i tre colossi asiatici si sono imposti in pochi anni e in tutto il pianeta. Tuttavia, prezzi stracciati comportano anche un lato nascosto.

Ragazza fa acquisti online (Radiocentro95.it)

Come evidenziato da numerose indagini, i prodotti venduti da questi siti sono di qualità pessima, costituti da materiali spesso inquinanti e tossici. Il tutto ha scatenato il fenomeno della fast fashion, che sta contribuendo a distruggere l’ambiente. Per combattere il triste fenomeno, e per arginare la corsa di Temu, Shein e AliExpress, l’Europa sta prendendo provvedimenti, che potrebbero entrare in vigore con il nuovo anno, e che riguarda tasse doganali e resi.

I colossi dell’e-commerce in un’indagine di Altroconsumo: che cosa sta accadendo

Per combattere l’avanzata disastrosa dei colossi dell’e-commerce, l’Europa ha proposto di aumentare le tasse doganali, per scoraggiare gli acquirenti a ordinare online da questi siti. In pratica, dal 2025 non converrà più acquistare gadget, vestiti o accessori a 5 euro, perché con le spese di spedizione e le tasse doganali, il prezzo potrebbe aumentare fino a oltre 30 euro.

In questo modo, si abbatte il fenomeno della fast fashion, ma non solo, perché cambiano anche le politiche dei resi, dove il cliente che fa il reso di un prodotto, sarà costretto a pagare le spese di spedizione. Significa che, prima di acquistare, occorre pensarci bene. Ora, ai timori dell’Europa, si aggiunge la recente indagine di Altroconsumo, l’associazione dei consumatori, che ha focalizzato l’attenzione proprio sui resi di Temu.

Shopping online compulsivo (Radiocentro95.it)

Appartenente alla cinese PDD Holding, Temu è diventata una piattaforma popolarissima grazie alla pubblicità martellante sui social network e ai prezzi bassi. Come accennato, la qualità dei prodotti venduti è scarsa, e lo confermano le valutazioni di Altroconsumo. Tra giocattoli, gadget e cosmetici sono stati riscontrati diversi problemi di etichettatura e di fabbricazione.

Tempi di rimborso troppo lunghi e non garantiti, il problema dei resi di Temu. Scoppia il caso spyware

Se le procedure di acquisto sono velocissime e snelle, i resi soffrono di un altro problema: i tempi di attesa sono lunghissimi, e spesso nemmeno sono garantiti. Dei prodotti sottoposti a esami, la quasi totalità è risultata non conforme alle normative europee sulla sicurezza. In pratica, sono prodotti fuori legge sul mercato europeo, e possono essere pericolosi per la salute.

Non sono omologati per gli standard europei, la qualità dei materiali è mediocre, cosa grave soprattutto per i prodotti adibiti per la sicurezza, come caschi per moto e monopattini, le cui plastiche sono pessime, le imbottiture insufficienti, i laccetti danneggiati. Per quanto riguarda i cosmetici, gli ingredienti riportati sulle etichette non sono tutti, mancano informazioni importanti, alcune sostanze sono vietate in Europa.

Coppia ordina prodotti dal web (Radiocentro95.it)

E ancora, mancano il numero di lotto e le marche dei produttori, e alcune sostanze sono addirittura nocive per la salute. Infine, le confezioni dei pacchi sono spesso risultate carenti, danneggiate o prive di sigilli. Per il reso, che prevede la restituzione gratuita entro 90 giorni dall’acquisto, non è semplice e comporta importanti ritardi.

Ma lo scandalo più grande, emerso negli ultimi giorni, arriva dopo un’inchiesta della statunitense Grizzly Research. Secondo la società di sicurezza, Temu sarebbe un’applicazione spyware tra le più pericolose al mondo. Dalla ricerca emerge che Temu potrebbe deliberatamente operare in perdita, ma sfruttando procedure illecite vendendo dati personali dei propri clienti.

Andrea Cerasi

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